#Pastore Scozzese
La dermatomiosite è una infiammazione della pelle e del muscolo diffusa specialmente nei Pastori Scozzesi e negli Shetland. Fu studiata per la prima volta nel 1995.
I sintomi consistono nella perdita del pelo con o senza arrossamento della pelle, nella formazione di croste sugli orecchi, piedi e punta della coda. In alcuni cani (sintomo più diffuso nel collie che nello shetland) si ha anche un interessamento muscolare che può diventare così grave da provocare atrofia del muscolo. La malattia attacca più frequentemente cani giovani, spesso nei primi 6 mesi, mentre cani affetti in maniera seria sviluppano i primi sintomi addirittura nelle prime 12-24 settimane di vita. Si sospetta che fattori quali cicli di calore, infezioni virali ed in generale periodi di diminuita difesa immunitaria dell'organismo, siano innescanti e possano indurre l'organismo a manifestare la malattia.
A volte i sintomi sono così leggeri da passare inosservati, ma quando invece c’è un interessamento muscolare, i cuccioli diventano deboli e letargici ed hanno una crescita lenta e stentata. I muscoli (specialmente quelli della faccia e della testa) possono apparire più piccoli a causa della loro atrofia. Per questa ragione i cani più seriamente affetti possono presentare difficoltà di masticazione.
Vi sono anche altre malattie che provocano i sintomi descritti, ma se siamo di fronte ad un giovane collie o ad uno shetland la probabilità che si tratti di dermatomiosite è molto alta. La prova può essere facilmente ottenuta dal veterinario mediante una biopsia della pelle eseguita con l'aiuto di una semplice anestesia locale; il campione prelevato dovrà essere esaminato da un patologo.
La malattia sembra essere dovuta ad un difetto nel sistema immunitario (malattia autoimmune) che non riconosce più come propri i costituenti dell'organismo e reagisce contro di essi con la formazione di autoanticorpi.
Studi compiuti dall’Università del Texas dimostrano che nella manifestazione della malattia sembrerebbe essere interessato il cromosoma 35 che è risultato, 25 volte su 30 cani esaminati, alterato rispetto al normale. Potrebbe essere significativo il fatto che questo cromosoma è stato recentemente collegato allo sviluppo dell'epilessia canina (Science del 7/1/2005).
Per quanto riguarda la frequenza della malattia nel mondo canino, ricerche condotte nella Michigan State University da parte del Dott. Veatch hanno messo in evidenza che più del 70% dei cani di razza collie (a pelo lungo o corto) sono in qualche modo influenzati dalla malattia.
Il gene interessato si crede sia un gene dominante autosoma con espressività variabile. Ciò significa che un cane può solo essere malato (con vari gradi di gravità) o sano: non esistono portatori. Addirittura i cani più gravemente affetti potrebbero essere omozigoti per questo carattere.
Il carattere dominante della malattia metterebbe al sicuro gli allevatori con la semplice precauzione di eliminare dalla riproduzione i cani affetti. La complicazione però consiste nel fatto che l'espressività variabile impedisce di individuare in maniera sicura i soggetti malati.
Per ciò che riguarda le cure, cani moderatamente affetti possono essere ragionevolmente controllati con l'uso di vitamina E ed occasionalmente di corticosteroidi, ma purtroppo non possono essere guariti.
Poiché questa è una anomalia genetica, i cani affetti dovrebbero essere eliminati dalla riproduzione. Inoltre, poiché è difficile identificare i cani che hanno soltanto una forma lieve della malattia, anche i parenti vicini dei cani affetti (fratelli e genitori) non dovrebbero essere usati per la riproduzione.